LA SCRITTRICE PERUVIANA MICAELA CHIRIF SI RACCONTA ALLE
PICCOLE EMOZIONI
Micaela, hai sempre desiderato scrivere sin da bambina?
Da piccola mi piaceva molto leggere, quando dovevo andare a dormire mi nascondevo sotto le coperte e continuavo a leggere con una piccola torcia. Tuttavia non avrei pensato di scrivere libri. In Perù leggevo testi di scrittori stranieri ma non mi è mai venuto in mente di dedicarmi alla scrittura. Da adolescente ho iniziato a scrivere per il puro piacere di farlo e non avrei mai pubblicato se non fosse stato per un amico che mi ha incoraggiato. I miei primi due libri sono raccolte di poesie poi, per caso, ho scritto un libro per bambini e quell'esperienza mi è piaciuta così tanto che ho continuato a farlo fino a oggi.
Cosa ti regala questo lavoro?
Questo lavoro mi regala uno spazio di grande libertà. Scrivere è, per me, un modo di pensare. Davanti al foglio sei libero di scrivere quello che vuoi: puoi giocare, immaginare, infrangere regole, seguire i tuoi pensieri. La scrittura richiede molto lavoro e impegno, non si tratta solo di "tirare fuori quello che abbiamo dentro" ma di costruire qualcosa di nuovo o, almeno, provare a farlo.
Come nascono i tuoi libri?
Ogni libro nasce in maniera diversa, da un'immagine, da una frase, da qualcosa che vedo e che mi sorprende, dalla voglia di giocare con qualche parola ecc. Si comincia con una frase che suona bene, oppure dall'immagine di una carta fluttuante nell'aria, da un gioco che mi piaceva molto da bambina o da qualcosa che ho letto.
C'è qualche libro che ricordi in modo particolare?
Il primo ricordo letterario che ho è "Miffy" di Dick Bruna un libro per bambini piccoli che mi è rimasto nel cuore. Ricordo con piacere anche "Dailan Kifki" di Maria Elena Walsh, "Accendi la notte" di Ray Bradbury e "La piccola Delarah" di Demetra Vaka.
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